Metallari in pensione

L’altro giorno un’amica ha condiviso sul proprio profilo facebook il l’articolo “Addio a Motley Crue, Motorhead e Black Sabbath. E poi? Una riflessione sul futuro del metal” con il quale fondamentalmente mi sono trovato completamente d’accordo, in particolare per la critica alla mentalità del metallaro purista.

Ci terrei in particolare a commentare due frasi:

  • “[…] miopia di un mondo (metal) troppo attaccato al passato, rassicurato dall’ennesimo disco mediocre delle vecchie glorie, anestetizzato dall’ennesimo concerto greatest hits di band ormai al 40esimo anniversario di attività.”

Vorrei ringraziare personalmente Tommaso Dainese, l’autore dell’articolo, per aver trasmesso così efficacemente quest’immagine.
Partiamo dal presupposto che non ci trovo nulla di male nell’ascoltare le vecchie glorie, anzi, io stesso amo molti gruppi storici.
Non per questo bisogna però rimanere aggrappati alla convinzione, sbagliatissima oltre che tremendamente stupida, che “loro hanno fatto la storia quindi il resto è merda”, si può sembrare ridicolo ma vi assicuro che  tale frase viene pronunciata non solo da persone sopra una certa età dalla quale, sinceramente, uno se lo aspetta anche visto che magari con band tipo i Maiden ci sono letteralmente cresciuti, ciò che personalmente trovo assurdo è vedere ragazzi giovani e giovanissimi rimanere ancorati ad una mentalità da 50enni e rifiutare a prescindere la musica metal contemporanea.
Non sto dicendo che, a prescindere, dovrebbero ascoltarla in quanto è ciò che viene prodotto oggi anche se non è ciò che li aggrada, ci mancherebbe, critico semplicemente la chiusura mentale delle persone che ha inevitabilmente portato non solo ad una faida interna tra chi ascolta e apprezza le nuove produzioni e chi è invece ancorato al “true metal”.

  • “Abbiamo sempre guardato al passato, sperando in una rinascita di cose morte,nella ripresa di movimenti passati e ora, anche le poche band che avrebbero potuto diventare globali, si ritrovano confinate ad eventi da non più di 3000-4000 persone, “colpevoli” di non aver rispettato stilemi superati e abusati.”

E qui voglio soffermarmi sull’ultima parte della frase: il fatto che i gruppi più moderni vengano snobbati per non avere rispettato i suddetti stilemi. Mi viene da ridere a scrivere ciò in quanto le vecchie glorie hanno fatto lo stesso: sono infatti diventate famose per aver creato qualcosa di nuovo ed essere quindi andati oltre quelli che erano gli stilemi dei loro tempi, è quindi un assoluto controsenso voler imporre i propri.

Vorrei concludere questo breve articolo con una riflessione personale: la musica rispecchia i tempi in cui viene creata essendo un’espressione artistica e quindi un riflesso della personalità, delle idee e della cultura di chi la scrive.
Questo è un momento di grande cambiamento e in particolare di “contaminazione” e contatto tra le più disparate culture, sia per l’effettivo flusso migratorio che porta fisicamente persone da una parte all’altra del globo, sia perché con i nuovi mezzi di comunicazione lo scambio di informazioni è praticamente istantaneo.
Allo stesso modo nel mondo del metal, in particolare nei suoi sottogeneri, si sta assistendo alla stessa cosa, una frenesia creativa che porta a mescolare generi agli antipodi, cosa che si vede particolarmente nell’utilizzo sempre più massiccio di musica elettronica nelle composizioni dei gruppi più giovani.
Inoltre proprio grazie a ciò vi sono molti più gruppi in giro rispetto ai decenni successivi, ciò significa sicuramente che è praticamente impossibile la nascita di nuove icone in grado di rimanere in vetta per decenni ed entrare nella pop culture lasciando in essa un’impronta indelebile, ma è altrimenti vero che ciò permette di avere una scelta molto più ampia in grado di soddisfare tutti i gusti, quindi, come forse avrete capito, non mi interessa assolutamente che nascano delle icone in grado di riempire gli stadi, mi interessa semplicemente che venga prodotta buona musica senza che essa sia ostacolata da chi pensa che tutto dovrebbe essere come negli anni ’70-’80.

Un pensiero su “Metallari in pensione

  1. D’accordo al 666%, sono anni che pure io ragiono allo stesso identico modo. Non è difficile da capire: alla fine conta la musica, e di musica di livello enorme ce n’è un bel po’, o tutto l’armamentario di contorno (millemila persone tutti insieme con la lagrima all’occhio intonando il pezzo anthemico!1!!1)? A me, di tutta questa dimensione da grandi numeri etc frega stracazzi, ecco.

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